Saturday 16 May 2020

Una catena d'amore

Emma si mosse verso suo marito e lo abbracciò. Inspirò profondamente mentre odorava il profumo del suo dopobarba. Lo aveva sempre usato da quando si erano incontrati per la prima volta trent'anni prima e non mancava mai di ricordarle quei primi baci inebrianti.

Allontanò la testa in modo da poterlo guardare negli occhi e sorridergli,
'Adesso vai, tesoro. Valeria ha detto che potrebbe passare più tardi.'

Federico la attirò verso di sé, la tenne stretta e le accarezzò i capelli. Poi fece un passo indietro, s'infilò la giacca e la baciò.

Quando parlò, la sua voce era piena di preoccupazione: 'Sei sicura che ti sentirai a tuo agio qui da sola?'

Emma aprì la porta e lo incoraggiò ad uscire, fece un grande respiro e un ampio sorriso:
'Andrà bene. Mi sento come se la mamma fosse ancora qui con me. La sua amorevole presenza sarà sempre in questa casa.'

Emma chiuse la porta dietro il marito e si diresse verso la camera da letto di sua madre. Lasciò che il suo sguardo vagasse per la stanza assaporando tutti i preziosi ricordi. Quante volte aveva trovato conforto in quel grande letto. Nel mezzo della notte, quando l'oscurità rendeva le sue paure così tremendamente vive, correva a rannicchiarsi accanto a sua madre per sentirsi al sicuro, e tutte le paure si dissolvevano.

Emma si diresse verso il letto con la sua grande testata di legno all'antica, ormai così fuori moda, che era stato testimone di così tanto nella loro vita familiare. Affondò la faccia nel cuscino come faceva da bambina ogni volta che sua madre andava a Siena per prendersi cura di sua madre Vittoria, la nonna di Emma. Mentre Emma inspirava il profumo di lavanda e rosa che sua madre aveva sempre addosso, lasciò che le lacrime arrivassero. Era una pena, ma allo stesso tempo un conforto. Emma era stata educata a non mostrare le sue emozioni, ad andare avanti e a mostrare un volto sicuro. Adesso però, le sue lacrime sembravano un omaggio, un saluto alla memoria di sua madre.

'O mamma, mamma, mi manchi tanto.'

Un raggio di sole splendeva attraverso la stanza. Sembrava un segno, come se un angelo le stesse mostrando cosa fare. Si inginocchiò e tirò fuori una cassetta di legno da sotto il letto dove l'aveva messa il giorno prima. Uno degli uomini del trasloco l'aveva trovata nascosta nella vecchia cantina.  Glie l'aveva aveva consegnata con grande rispetto, come se contenesse un tesoro nascosto. Sembrava che qualcuno avesse già tentato di aprirla. Non c'era chiave e avrebbe dovuto forzare il coperchio, in modo da poter vedere cosa c'era dentro. Tentò di immaginare cosa potesse contenere, forse alcuni gioielli o monete o medaglie.

Ansimò mentre forzava il coperchio. C'era un enorme mucchio di lettere accuratamente sistemate e legate in fasci con nastri rossi sbiaditi. Emma sollevò il primo dalla cassetta. La prima lettera era indirizzata a suo padre nella bella calligrafia di sua madre. Non sapeva cosa fare. Forse doveva chiedere a Federico e Valeria di venire ad aiutarla con la loro presenza.

Le sembrava di essere indiscreta. Sua madre era sempre stata piuttosto riservata e severa e non avrebbe mai approvato che Emma frugasse tra le sue cose. Era riluttante a leggere le lettere, eppure lo voleva, per sentirsi di nuovo parte della vita di sua madre. Si sentiva di essere la custode delle memorie di sua madre.

Emma non sapeva molto dei sentimenti più intimi di sua madre. Non avevano mai avuto chiacchierate intime e discussioni cuore a cuore. Il suo telefono suonò e lo guardò. Un messaggio di Valeria, "mamma ti voglio bene, se hai bisogno chiamami". Quanto era tutto diverso oggi. Premette it tasto di chiamata e apparve il bel viso di sua figlia.

'Ciao mamma' come va?'

Emma sorrise, cancellando le lacrime dal viso e sorrise a sua figlia,
'Oh Valeria tesoro, stavo pensando quanto sarebbe diverso oggi per mamma e papà. Sono cosi contenta di poterti vedere ogni girono. La mia nonna poi, cosa avrebbe dato per avere questa possibilità.'

Valeria sorrise, "Sì, è incredibile come sono cambiate le cose in così poco tempo. Ti lascio continuare, volevo solo essere sicura che stavi bene.

La telefonata l'aveva riportata al presente. Camminò per la stanza e toccò la coperta che sua madre teneva sulla sua poltrona preferita. Era lì che si sedeva nel pomeriggio, lavorando a maglia e facendo parole crociate, fino a quando la vista glielo aveva consentito. Un senso di tristezza scese su Emma e si sedette nella poltrona.

Provò a pensare alle storie che sua madre le aveva raccontato della sua giovinezza.

Le venne in mente un aneddoto che sua madre adorava raccontare. Un senso di calore l'avvolse quando ricordò sua madre che glielo raccontava, seduta proprio in quella poltrona.

Nell'estate del 1939, sua madre, Elisabetta, era andata in montagna sulle Dolomiti per una breve vacanza con i suoi due fratelli, Alberto ed Enrico. Lì avevano incontrato Toni, il futuro padre di Emma, ​​che alloggiava in un hotel chiamato "Paradiso". Toni era un giovane avvocato serio e tranquillo. Disse loro che era stato dimesso dall'esercito a causa della sua grave asma e il dottore gli aveva detto che l'aria di montagna gli avrebbe fatto bene. Fu presto evidente che provava grande piacere in compagnia di Elisabetta. La telefonava ogni giorno e ogni volta che telefonava al loro hotel per chiedere di parlarle, i fratelli di Elisabetta si divertivano a dirle ad alta voce,

'Betty, c'è una chiamata per te dal Paradiso!'

Quando giunse il momento per Elisabetta e i suoi fratelli di tornare a casa, Toni aveva già parlato di matrimonio e poco dopo era venuto a Siena per chiedere al padre di Elisabetta il permesso di sposare sua figlia. Toni ed Elisabetta si sposarono a Siena nel 1942 e si stabilirono nella città natale di Toni, nel nord Italia.

Emma sapeva che sua madre aveva sofferto durante la guerra, non era stata in grado di andare a Siena e per due anni non aveva potuto vedere la sua famiglia. La comunicazione era stata estremamente difficile.
Era tutto quello che sapeva.
La tentazione di leggere le lettere era troppo forte.

Emma andò in cucina a prepararsi una tazza di caffè. C'era il vecchio vaso di biscotti di porcellana a forma di elefante che Emma aveva amato da bambina. Tirò fuori un biscotto e se lo fregò contro le labbra pensando a sua madre che li comperava per lei, sapendo che erano il suoi preferit1.

Il suo telefono squillò di nuovo. Era Valeria.
'Mamma, continuo a pensare a nonna Elisabetta. Mi manca così tanto. Per favore, potresti cercare il suo ricettario? Mi piacerebbe imparare a fare le sue ricette speciali.'
A Emma venne un nodo alla gola. Sua madre era stata una cuoca così meravigliosa. Come le sarebbero mancate tutti quei felici pasti in famiglia.

Quando parlò, cercò di sembrare allegra e positiva. 'Che bella idea, Valeria, possiamo continuare tutte le tradizioni di Nonna!'
Emma tornò in camera da letto e prese la lettera in cima alla pila. Guardò verso la fotografia dei suoi genitori il giorno del loro matrimonio. Mandò loro un bacio.

"Perdonami mamma, se leggo le tue lettere personali a papà, ma voglio sentirti di nuovo vicino a me."

Aprì delicatamente la prima lettera. Era del 1942.

Caro Toni,
non passerà molto tempo prima che possa chiamarti mio marito, amore mio. Il solo pensiero di chiamarti così riempie il mio cuore di una gioia che non avrei mai saputo fosse possibile, stendermi accanto a te e svegliarmi al mattino ed essere in grado di baciarti sugli occhi e svegliarti, è un sogno in cui non ho mai osato sperare.
Alcuni altri regali di nozze sono arrivati ​​oggi. Un bel tappeto rosa per la camera da letto e una lampada di vetro. Non vedo l'ora di vedere il tuo caro viso illuminato dal suo bagliore e poggiare i piedi nudi sul morbido tappeto al mattino mentre scivolo via dalle tue braccia.


Emma si fermò e bevve il suo caffè. Il tappeto rosa era sotto i suoi piedi, assottigliato dagli anni. Cercò d'immaginare come doveva essere quando era nuovo. Si tolse le scarpe e ne sentì la morbidezza coi suoi piedi. C'era anche la lampada di vetro. Suo padre leggeva alla sua luce ogni sera. Emma si asciugò una lacrima e continuò a leggere.

Oh Toni, Alberto ed Enrico inviano i loro migliori saluti. Si divertono ancora a prendermi in giro perché tu vieni dal Paradiso! Fanno ridere tutti i loro amici, raccontandolo. Ma tu davvero vieni dal Paradiso, mio caro, davvero sei stato mandato dal paradiso. Per favore, dì alla tua cara mamma e tuo padre che tutto è organizzato qui per la loro sistemazione all'Hotel. Sono così impaziente di chiamarli mamma e papà. Mi hanno già mostrato tanta gentilezza. I miei genitori hanno organizzato una breve vacanza sulla costa toscana, dopo il matrimonio. Riesco a malapena a contenere la mia eccitazione al pensiero di vedere le tue amate montagne con te per la nostra luna di miele. Sei tanto caro. Vedere insieme, come marito e moglie, le montagne che ami tanto, sarà un'emozione oltre i miei sogni. Dici che c'è una montagna chiamata il Giardino delle Rose dove andremo, è un nome così romantico.

Emma dovette fermarsi. La lettera era così personale, così calda e piena d'amore per suo padre. Scoppiò in lacrime, con un dolore insondabile nel suo cuore, ma c'era anche un senso di felicità, sapendo che sua madre aveva provato un amore così intenso. Sapeva che i suoi genitori avevano trascorso la luna di miele nelle loro amate Dolomiti dove ogni estate continuarono ad andare per le loro vacanze in montagna. Suo padre sembrava sempre trovare sollievo lì dai tristi ricordi che lo perseguitavano dalla guerra in Etiopia.


Emma rimise la lettera al suo posto e poi prese il pacchetto più sotto. Anche queste lettere erano scritte nella familiare calligrafia di sua madre ma erano indirizzate a sua nonna Vittoria a Siena. Aprì la prima. Era del 1943.

Cara mamma,
sei sempre nei miei pensieri, insieme al caro babbo e ai miei cari fratelli. Com'è coraggioso Alberto a mettersi in tale pericolo. Per te, cara madre, deve essere così difficile rivivere ciò che tu stessa dovevi fare. Povero Enrico con la gamba rotta, ma almeno ti è vicino. Toni sta lavorando sodo ma ha dovuto trovare un nuovo collega di studio. Adesso ho una bicicletta ed è più facile per me trovare lussi come il burro. Ieri ho pedalato per trenta chilometri fino a una fattoria vicino alle montagne. Mi hanno dato burro, uova e della farina di mais che è così abbondante qui. Ho cercato di preparare la conserva di pomodoro, ma non è buona come la tua, cara mamma. Come mi mancano i sapori della tua cucina!

Emma posò la lettera. Chiuse gli occhi e pensò a sua madre in bicicletta. Tentò di leggere tra le righe della lettera. Sapeva che suo nonno Paolo era stato un medico militare durante la prima guerra mondiale. Sua nonna Vittoria, aveva viaggiato con lui e dato alla luce tre bambini mentre lo seguiva. Queste storie erano sempre state raccontate con umorismo e amore. Emma stava cominciando a capire che dono era stato sentire le donne in famiglia parlare in modo così rassicurante. Emma pensò a come doveva essere la vita allora. Pensò al suo amato paese. Le piaceva pensarlo come un elegante stivale in pelle con la punta che oscilla dolcemente nella brezza estiva. Sapeva che la prima guerra mondiale era una tragedia e le montagne vicino a casa sua portavano molte cicatrici. La seconda guerra mondiale era più difficile da capire. Leggere la lettera di sua madre le ricordava le cose che sua nonna le aveva detto. Amicizie furono distrutte e famiglie costrette a fuggire. L'Italia divenne un paese in guerra con se stesso. Sua nonna paterna, Marta, aveva sempre diffidato di esprimere qualsiasi punto di vista e disse a Emma di stare attenta, che si possono fare molti nemici parlando di politica. Emma pensava che fosse drammatica, ma anche adesso, dopo tutti questi anni, Federico evitava di parlare di politica.

Emma prese un'altra lettera indirizzata a sua nonna. Fece un sobbalzo quando notò la data, novembre 1948. Era quando era nata.

Cara mamma,
il mio caro tesoro sta dormendo ora, e così posso finalmente scriverti. Non riesco a trovare parole che siano all'altezza di descrivere la gioia nel mio cuore. È così bella e ha la natura più dolce e più cara. Le sue piccole mani già tengono le mie così strettamente. La sua testolina è così morbida e setosa. Ha i tuoi capelli scuri e oso dire i tuoi occhi blu. L'abbiamo chiamata Emma, ​​come la tua cara madre, che veniva da Venezia. Toni è incantato, si siede e la fissa per ore. Non passerà molto tempo prima che tu la veda di persona e possa tenerla tra le tue braccia. Fa dei piccoli dolcissimi vagiti. Oh mamma ora so come mi devi amare, so cosa devi provare per me. Ho pensato tanto a te che mi mettevi al mondo in questo paese durante la prima guerra mondiale, mi sento così felice di aver messo al mondo Emma in un paese in pace. Sono certa che questo deve essere l'inizio di una nuova era di speranza per tutti noi.

Le lacrime scorrevano sul viso di Emma, ​​singhiozzò nel cuscino di sua madre. Sentì il dolore profondo e straziante della sua perdita. Quando nacque Emma, ​​sua madre doveva aver capito il pieno potere dell'amore di una madre. Pensava all'amore che collegava le donne della sua famiglia, come una catena. Vittoria, Elisabetta, Emma, ​​Valeria. Donne italiane che risalgono al passato e proseguono verso il futuro unite dall'immenso potere dell'amore che le lega.

Andò a guardare fuori dalla finestra. Essere una donna, amare un uomo, essere una madre, amare un bambino, questo è ciò che ha tenuto insieme la società, è ciò che ha mantenuto il paese in salute.

Sobbalzò mentre il campanello suonava, interrompendo i suoi sogni ad occhi aperti. Era Federico, lì in piedi con un'enorme pizza e una bottiglia di vino. Il suo cuore sussultò mentre lo tendeva verso di lei. Le sorrise,

'Ho pensato ti sarebbe piaciuto.'

La baciò sulle guance umide di pianto.

'Oh Federico, grazie, grazie.'

Poi vide che Valeria e il suo ragazzo, Marco, erano in piedi dietro di lui con in mano una scatola di dolci della sua pasticceria preferita.

Più tardi, quando erano tutti seduti intorno al tavolo della cucina dove Elisabetta aveva preparato tanti deliziosi pranzi, il ragazzo di Valeria si alzò in piedi. Si schiarì la voce e alzò il bicchiere di vino, rivolgendosi a Emma:.

'So che questa è un'occasione triste, e vorrei che tu sapessi che privilegio è stato conoscere nonna Elisabetta. Anche a me mancherà terribilmente '.

Marco fece una pausa e si asciugò gli occhi. La sua voce era bassa e piena di emozione quando parlava, e le sue parole uscivano tutto d'un fiato.

'Non so se questo è il momento giusto, ma non vediamo l'ora di dirtelo. Valeria ed io aspettiamo un bambino.

Ci furono molte risate, abbracci e baci. Emma sentì l'amore di sua madre che la riscaldava. Sentì la sua presenza, tutto l'amore che sua madre le aveva donato ed era stato trasmesso a sua figlia, ora era in questa stanza.


Veduta di Siena
Siena, Piazza del Campo e Torre del Mangia
 

Le Pale di S. Martino di Castrozza


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