Thursday, 20 August 2020

Cronache del Covid


Certi eventi rimangono per sempre nella vita, come dov'eravamo quando era morto Kennedy, dove eravamo quando c'era l'attacco alle torre gemelle, quando era morta la principessa Diana dipende dall'età della persona. Quest'anno purtroppo c'è da aggiungere dove eravamo quando ci siamo resi conto quanto era vicino a noi il terrore del Covid 19.
Era una Domenica, 8 Marzo, la festa della donna. Fino ad allora sapevamo che era una minaccia. Siamo rimasti commossi a vedere immagine della citta di Wuhan, tutti in casa a cercare fermare il virus e a festeggiare l' anno nuovo cinese. C'immedesimavamo, cosa faremo noi chiuso in casa per evitare un virus cosi terribile?

I nostri amici sono venuti a trovarci in Febbraio dall' Inghilterra. Al aeroporto di Venezia sono rimasti sorpresi perché gli hanno provato la temperatura. Si percepivano i primi segni dell'allarme.

Parlavamo solo del virus: da dove era venuto, dove stava andando, come avremmo potuto protegger noi stessi e i nostri cari.

Siamo andati con i nostri amici a Venezia, citta magica sempre. Non c'era quasi nessuno. Siamo arrivati in Piazza S. Marco meravigliandoci per l'aspetto di questa citta di solito affollata per il Carnevale, invece quasi vuota. Abbiamo visto che potevamo entrare gratis e senza coda ad ammirare la pala d'oro, eravamo a bocca aperta davanti a questa bellezza. La minaccia del virus sembrava ancora lontana.

Il Carnevale è un grande evento per Venezia e, in generale, per i bambini italiani. Dopo un po' le notizie ci dicevano che i bambini non tornavano a scuola, il virus era entrato in Italia. C'erano zone rosse. Un leggero senso di panico andava tenuta a bada.

L'ultimo di Carnevale abbiamo invitati gli amici a casa, abbiamo aperto una bottiglia di vino di Vo', con il bel nome di Fiori d'Arancio.
Sembrava tutto innocente, ridevamo un po' ma eravamo inquieti.
Non andavamo più al supermercato, evitavamo luoghi affollati, stavamo lontani dai nostri nipotini.
Per la Festa Della Donna. nella nostra famiglia, ci piace stare insieme, ci piace stare intorno al tavolo e mangiare e chiacchierare. Siamo stati invitati in sei a festeggiare a stare insieme, chiacchierare e cercare di capire cosa dovevamo fare per proteggere noi stessi e gli altri.

Arriva una telefonata di un'amica. Il nostro ospite mette giù il telefono con il viso preoccupato.

'La Gabri ha detto che siamo in sei, siamo in troppi.'

Ecco questo era l'inizio del nostro percorso.

Ognuno è tornato a casa propria e da quel momento abbiamo fatto tre mesi diversi, molto diversi dalla normalità.

Subito ci siamo posti la questione di mantenere un equilibrio di salute mentale, fisico e spirituale.

Umorismo, amore e calma erano le nostre armi. Non c'era bisogno di un virus per insegnarci le cose importante della vita, non alla nostra età. Sapevamo che la famiglia, le amicizie, la salute erano i bene più preziosi.

Sapevamo che era una situazione terribile, paurosa, che tanta gente soffriva. Abbiamo visto immagini strazianti alla televisione , abbiamo deciso di non guardarla troppo, giusto per informaci e per rispetto per chi soffriva e lottava.

Essendo gli anziani cercavamo di tirare su gli altri, di dare coraggio, cantare, ballare, ridere, ma senza essere superficiali.

Da subito abbiamo sentito storie di grande coraggio e generosità e bravura. Tutti gli addetti della Sanità sono stati meravigliosi. Gli inseganti si sono dati da fare in modo commuovente con cuore e affetto. Da tutte le categorie promanava un senso di solidarietà.

Sappiamo di persone che ogni giorno portavamo vestiti, pannolini, latte a famiglie in difficolta, ma lo facevano già anche prima, non c'era bisogno del virus per certe persone per essere altruiste.

Anche i negozianti sono stati di grande aiuto, portavano a casa tutto, anche il pranzo dell Domenica per fare festa lo stesso, i fiorai portavano fiori per i compleanni, le pasticceria portano dolci per gli anniversari. Le parrucchiere portavano i loro prodotti, cosi per coprire il grigio dei capelli e anche delle giornate.

La primavera avanza come sempre, gli uccellini cantano, i fiori sbocciano, il cucù torna da Africa e ripete il suo verso inconfondibile.

Abbiamo scoperto come usare Zoom, Skype, WhatsApp per parlare con amici e parenti, e abbiamo fatto appuntamenti per caffe e aperitivi. Siamo stati uniti, ci vogliamo bene, abbiamo bisogno l'uno dell'altro. Ma questo lo sapevamo già, lo sapevamo già.

I gruppi WhatsApp si sono riempiti di video divertenti e spiritosi creando l'occasione, durante il video-caffe, di ringraziare chi ha cercato di portaci buon umore.

Si diceva più spesso, 'ti voglio tanto bene' a fratelli, figli, amici.

C'era chi aveva ansia, chi paura, chi non si pensava neanche al virus, chi diceva che è tutto una montatura. C'è chi ingrassa, chi dimagrisce.
C'è chi leggeva, chi lavorava a maglia, chi faceva il corso di meditazione, chi pensava a come aiutare gli altri.

C'è chi come me faceva tante torte perché da sempre fare una torta era mio modo di fare sparire la malinconia. Pesare gli ingredienti, burro, zucchero, uova, farina. battere bene tutto e riempire la casa di profumi era un modo di alzare i morale, solo che in due ingrassavo troppo e allora ho smesso.

Ora possiamo uscire, ma con cautela, rispettando nuove norme per poter stare di nuovo insieme.

Gl'Italiani sono un popolo noto a tutti per il calore e l'affetto. Non è stato facile rinunciare a tutto le manifestazioni per mesi: niente baci, abbracci, strette di mano.

E' strano veder un'amica e fare solo un saluto con la mano, ma è tanto tanto bello poterla comunque vedere.










1 comment:

  1. so moving, and so true... we didn't really need all this to realize what the important things are xxx hugs

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