Thursday, 28 March 2024

Il Pranzo della Domenica

 Forti grida di imprecazioni irruppero come scoppi di tuono nell'aria tiepida primaverile riempiendola di paura e terrore. L'aggressività e la violenza delle parole gelarono Deborah. Le si gelò il sangue come sempre quando sentiva grida di rabbia.

Stava salutando sua figlia e la sua famiglia. L'ora di pranzo della domenica era per lei come un bozzolo, che avvolgeva la sua famiglia in una maratona senza sosta di deliziosi piatti fatti in casa, giochi e cartoni animati per tutta la famiglia.

Ogni domenica si sforzava di ricreare i suoi ricordi d'infanzia. È stato da sempre un momento con cui rigenerare la sua anima e arricchire le sue figlie e nipote di ricordi preziosi.

Quando si stava per sposare, tanti anni prima, sua madre le aveva detto che un matrimonio è fatto di tanti pasti felici e della condivisione del cibo in famiglia. Deborah sospirò pesantemente pensando a quanto fosse stato difficile, una sfida costante.

Niente andava mai bene per il suo marito Fabrizio in quei primi anni del loro matrimonio. Trattenne le lacrime ricordando i suoi capricci e mal umore, tutte le critiche del suo modo di cucinare.

Quando Deborah era bambina, il pranzo della domenica era sempre stato un'accogliente bolla di felicità, con i suoi nonni che ricordavano la loro giovinezza e suo padre che li intratteneva con storie e la sua famiglia cullata in un rifugio sicuro di amore e buona volontà.

Deborah si scosse e sbirciò dal balcone. Della figlia Anna e del compagno Claudio e dei due figlioletti Leo ed Emma nessuna traccia.

  Un sentimento di sollievo la invase per il fatto che le urla non provenissero dalla piccola famiglia di sua figlia, una paura profondamente radicata e sempre presente che la storia si ripetesse per poi essere sostituita da una profonda tristezza per chiunque si trovasse in un tale stato di angoscia. Le urla continuarono, angoscia e disperazione si riversano nella notte oscura. Lei si irrigidì. Il suo cuore si spezza come se fosse ieri, riportandola nell'inferno di viscere provocate da Fabrizio. Sentimenti di dolore, paura e devastazione la attraversarono.

Si udì un forte scoppio mentre la porta d'ingresso dell'appartamento accanto veniva chiusa di colpo' poi passi veloce sulle scale e poco dopo il rumore di un'auto che andava su di giri. Movimenti aggressivi arrabbiati. Tornò dentro e chiuse la porta, si rese conto che stava tremando e fece dei respiri profondi per calmare il battito del cuore.

  Il pranzo della domenica le era sembrato andato bene ma erano bastate le urla per ricordarle di non abbassare mai la guardia. 

Il rumore doveva provenire dalla porta accanto, erano  vicini nuovi  che si erano trasferiti lì poche settimane prima e negli ultimi giorni l' apartamento era rimasto silenzioso. Devono essere andati via qualche giorno e sono appena tornati.
Deborah andò in cucina e si preparò una tazza di caffè da accompagnare con una fetta di torta, ma la spensieratezza della giornata si stava affievolendo. Guardò il telefono e vide due messaggi delle sue figlie. Uno era della figlia minore Cristina, partita presto per tornare a Firenze dove lavorava come infermiera e uno di Anna, "siamo a casa mamma, grazie per un'altra splendida domenica, sei la migliore".

. Dopo anni passati a cercare di tenere unita la sua famiglia e di trovare sempre speranza e luce, Deborah dava mai nulla per scontato. Fabrizio era ormai sposato con un'altra donna, piu tosta e molto benestante e da fuori sembrava di aver trovato un po di serenità Era gentile con le figlie e uno nonno affettuoso.

Però a che costo per lei.  

Pensò ai nuovi vicini, forse poteva andare a presentarsi. Non voleva intromettersi, però forse sarebbe andata domattina.

Portò il caffè e la torta in salotto e si sistemò per guardare un film.

La magia di quel giorno, tuttavia, era scomparsa, l'ombra sempre presente che il comportamento rabbioso e offensivo di suo marito aveva gettato sulla sua vita. Si era sempre sentita così indegna di amore, inutile e priva di talento.

I suoi pensieri furono interrotti da un forte bussare alla porta di casa. Si avvicinò e guardò attraverso il spioncino e vide una giovane donna che teneva in braccio una bambina. Deborah fece un respiro profondo e apre la porta con un sorriso luminoso sul viso. Sembrava che la giovane donna avesse pianto e la bambina aveva un'aria sconvolta.  Quando la donna parlò era un sussurro e Deborah dovette andare vicina per sentirla.

"Mi dispiace tanto disturbarti di domenica, ma ci siamo appena trasferiti e non ho latte e mi chiedevo solo..."

Deborah spalancò la porta e li invitò a entrare. "Entra, ho appena fatto il caffè, ne vuoi una tazza?"

La giovane donna annuì e sorrise: "Sarebbe bellissimo, grazie. Comunque io sono Silvia e noi, io e il mio compagno Massimo, siamo appena tornati dai suoceri e un sacco di cose sono andate storte. Doveva essersi saltato la corrente perché la casa è gelida e il cibo nel frigorifero è andato a male quindi non c'è latte per Sofia qui e poi Massimo ha ricevuto una chiamata dal suo capo che gli diceva di andare a lavorare domani e poi...' lei non finì la frase e Deborah le toccò dolcemente il braccio: 'Ecco, io prendo la bambina e tu ti rilassi e ti riscaldi. Se mi dici cosa fare, preparo una bottiglia e mi avanza molto cibo dal pranzo della domenica e quindi per favore dì a tuo marito di venire a cena da me.  Guarda che volevo invitarvi da quando vi siete trasferiti qui.'

Silvia passò delicatamente la bambina e poi chiuse gli occhi sollevata.

Una sensazione di grande tristezza passò nel suo cuore. Non poteva dimenticare di aver sentito gli urli di prima e sapeva il danno che potevano fare. 

La violenza e le aggressione di Fabrizio avevano distrutto qualcosa di prezioso dentro di lei. La prima volta che l'aveva colpita è stato cosi scioccata e spezzo qualcosa di fondamentale dentro di lei. Il loro rapporto cambio per sempre. Tutta la sua spontaneita svani e le cose in lei che l'avevano attratto si sono scomparse per sempre.

La piccola comincia a svegliarsi e apri la sua piccola bocca alla ricerca di cibo e poi aprì gli occhi e sorrise a Deborah che esclamò

 'Oh, è bellissima Silvia!'  e poi stringendola forte sussurrò "Ciao tesoro" e le offrì la bottiglia preparata. Guardò Silvia che si era addormentata di colpo. Deborah la copri con il plaid e continua a coccolarre la piccola.

 D'un tratto qualcuno bussa alla porta e Deborah  andò cautamente ad aprirla reggendo Sofia e la bottiglia, e vide un uomo bello e elegante con un sorriso affascinante sul volto,

 ' Buon giorno, sono Massimo il nuovo vicino.  Mi dispiace che ci incontriamo così ma grazie mille  per aver preso  cura delle mie preziose ragazze.'

Deborah si portò il dito alle labbra e indicò Sofia addormentata.

«Sono molto felice di potervi aiutare.'  Massimo prende in braccio la piccola Sofia e Deborah gli fa accomodare in poltrona. ' La mia figlia é appena andate via e ho tante cose dal pranzo della Domenica. Per favore, fermatevi a cena e fatti come se fosse a casa tua.'

Mentre Deborah  era impegnata in cucina a preparare la cena per i suoi nuovi vicini, poteva sentirli parlare a sotto voce tra loro, ammirare la loro bambina, sussurrare parole di tenerezza, sentiva alcune scuse  e lei sospirò profondamente. Vorrebbe di non aver sentito le urla, avrebbe voluto liberarsi di tutto il dolore dentro di sé, desiderava così tanto poter aiutare Silvia, proteggerla in qualche modo come aveva sempre cercato di proteggere le sue figlie dall'ira del padre.

  Il telefono di Deborah squillò, due messaggi dalle sue figlie, "ti vogliamo bene mamma, grazie" da Crristina e "Il miglior giorno di sempre dalla migliore mamma di sempre", da Anna. Questa era la sua ricompensa, la sua vittoria.

Deborah sfornò le lasagne. Mise i piatti davanti a Silvia e a Massimo che cullava Sofia.

Avrebbe fatto tutto il possibile per proteggerli. Forse, sperava, forse la sua esperienza potrebbe salvare un'altra famiglia, non sapeva proprio come, ma forse era questa la sua missione.- spezzare il spirale di violenza e dolore.

Dopo cena, accompagna alla porta la piccola famiglia, salutando Massimo lo guarda fissa negli occhi..

'Qui si sente tutto in questo condominio, mi raccomando,'  poi sorrise e aggiunse' ben venuti e se avete bisogno sono sempre qui.'

 

 

Sunday, 24 March 2024

Bianco e nero - Luce e buio -

 Loud shouts of swearing broke like peals of thunder into the balmy spring air filling it with fear and dread. The aggression and violence of the words turned Deborah to ice. Her blood froze as it always did when she heard angry shouting.

She had been waving goodbye to her daughter and her family.  Sunday lunchtime was like a cocoon for her, enveloping her family in a non- stop marathon of delicious home-cooked food and family games and cartoons.

Every Sunday she tried so hard to recreate her childhood memories. It was a time with which to regenerate her soul and enrich her family with precious memories.

When she was getting married all those years ago her mother had told her that a marriage was made up of many happy mealtimes and sharing food as a family. deborah sighed heavily thinking how hard that had turned out to be.

Nothing was ever right in those early days of her marriage. She fought back the tears remembering her husbands tantrums and moods and criticizing her cooking.

When Deborah was growing up Sunday lunch had always been a cosy bubble of happiness, wuth her grandparents reminiscing about their youth and her father entertaining them with stories  and her family lulled into a safe haven of love and goodwill.

Deborah shook herself peered over the balcony.  There was no sign of her daughter, Anna  and  her partner Claudio and the two little children Leo and Emma.

 A feeling of relief washed over her that the shouting hadn't come from her daughter's little family a deeply embedded fear ever present of history repeating itself  to be replaced by a deep sadness for whoever was in such a state of distress.The shouting continued, anguish and desperation pouring into the dark night. She tensed up. Her heart breaking as though it was yesterday taking her back to the gut twisting hell caused by her husband Fabrizio. Feelings of hurt, fear and devastation coursed through her. 

There was a loud bang as the front door of the apartment next door was slammed shut and the noise of a car revving up. Angry aggressive movements. She ran back inside and closed the door, she realized she was shaking and took some deep breaths to calm her thudding heart. 

 Her Sunday lunch had seemed to her to have gone well but all it had taken was the shouting to remind her to never let down her guard. The noise must have come from next door, they were new neighbours who had moved in just a few weeks ago and it had been in darkness the last few days. They must have gone away  and just returned.

She went into the kitchen and made a cup of tea to have with a slice of  cake but the light-hearted joy of the day was receding. She looked at he.r phone and saw two messages from her daughters. One from her younger daughter Cristina, who had left early to drive back to  Florence where she worked as a nurse and one from Anna, 'we're home mum, thanks for another wonderful Sunday, you're the best'. 

.  After years of trying to keep her family together and always trying to find hope and  light  Deborah never took anything  for granted.

She thought about the new neighbours, maybe she could go and introduce herself .She didn't want to interfere though maybe she would go in the morning.

She took her tea and cake into the sitting room and settled down to watch a film.

The magic of the day had gone however, the ever- present shadow that the angry hurtful behaviour of her husband had thrown over her life.  She had always felt so unworthy of love, useless and lacking in talent.

Her thoughts were interrupted by a loud knocking on her front door. She crept towards it and looked through the spy glass, she could see a young woman holding a  baby. She took a deep breath and opening the door put a bright smile on her face . The young woman looked as though she had been crying and was jogging the baby up and down. When she spoke it was a whisper and Deborah had to move forward to hear. 

'I'm so sorry to bother you on Sunday but we've just moved in and I haven't got any milk and I just wondered..'

Deborah opened the door wide and beckoned them inside. 'Come in, I've just made some coffee, would you like a cup?' 

The young woman nodded and smiled, 'That would be lovely. By the way I'm Silvia and  we, my partner Massimo and I, have  just got back from my in-laws and all sorts of things have gone wrong. we must have had a power cut because the house is freezing and the food in the fridge has gone off so there's no milk for Sofia here and then Massimo got a call from his boss telling him to go to work tomorrow and then..' she didn't finish the sentence and Deborah touched her gently on the arm, 'Here I'll take the baby and you relax and warm yourself up. If you tell me what to do I'll prepare a bottle and I have lots of food left over so please tell your husband to come and join us. I've been wanting to ask you over since you moved in.'

Silvia gently handed over the  baby and closed her eyes in relief as she took a sip of coffee.

Deborah felt a wave of sadness pass over her. She'd heard the angry shouting and she knew what harm it could do.  Fabrizio's violence had destroyed something precious deep inside her. The first time he hit her had been such a shock, she was stunned and their relationship was never the same again,all the spontaneity was gone and all the things about her that had attracted him to her had shrivelled away.

The baby started to wake up, her little mouth opening in a quest for food and then she opened her eyes and smiled at Deborah, 'Oh she's beautiful Silvia!' She cooed  gently 'Hello little darling,' and offered her the prepared bottle. She looked across at Silvia who had fallen asleep. There was a knock on the door and she gingerly went to open it holding onto Sofia and the bottle,to see Silvia's partner Massimo standing there with a charming smile on his face, 'hello I'm sorry we meet like this but thank you so much for looking after my precious girls.' 

Deborah beckoned in him and settled him in a chair with Sofia She held her finger to her lips and indicated the sleeping Sofia.

'I'm very glad to be able to help. Please stay for supper and make yourself at home.'

While she was busying herself in the kitchen preparing a supper of cold ham and jacket potatoes for her new neighbours she could hear them quietly talking amongst themselves, admiring their baby daughter, whispering words of endearment, she heard some sorrys and some never agains and she sighed deeply. She wished she hadn't heard the shouting, she wished she could get rid of all the pain in her, she wished so hard maybe she could help Silvia, protect her somehow as she had always tried to protect her daughters from their father's wrath.

 Deborah's phone pinged, two messages from her daughters, 'we love you mum, thank you,' from Christina and 'The best day ever from the best mum ever,' from Anna. This was her reward, her victory.

Deborah took the lasagna out of the oven and served them on plates. She handed them round to Silvia and then Massimo who was cradling Sofia.

. She would do all she could to protect them.

Wednesday, 20 March 2024

Luci e ombre

    Ogni giovedì mattina alle undici del giorno di mercato Rosa si faceva strada tra i tavoli del Bar del Mercato e si sedeva al suo tavolo preferito salutando Franco il proprietario. Sapeva quanto le piaceva il cappuccino e le teneva sempre un cornetto alle mandorle. La faceva sentire al sicuro. Il suo istinto le diceva che poteva fidarsi di lui. 

    Non aveva sempre avuto questo dono, il dono di sapere di chi ti puoi fidare. Camminando lungo la navata al braccio di suo padre tanti anni prima aveva davvero creduto che sarebbe vissuta per sempre felice e contenta. Era così innamorata di Alberto, non poteva sopportare di separarsi da lui e voleva essere la moglie perfetta e renderlo felice...
     La prima volta che accadde pensò di essere inciampata in qualcosa e di aver sbattuto la testa. Stordita si era voltata e aveva tremato quando aveva visto il volto distorto di suo marito. Occhi freddi e duri dietro una maschera di furia feroce. In quel momento qualcosa di profondo e importante cambiò per sempre. Qualcosa si ruppe nel profondo della sua anima, un sentimento insopportabilmente doloroso di perdita e disperazione le squarciò l'anima. Un'oscurità scese su di lei. Da quel momento in poi capì che non avrebbe mai potuto abbassare la guardia. Realizzare che suo marito era capace di colpirla con violenza cambiò tutto. Mentre cercava di rialzarsi, era vagamente consapevole del loro bimbo Giulio che piangeva al suono della voce arrabbiata di suo padre e istintivamente allungò la mano per prenderlo in braccio e consolarlo.
     Le ferite sulla sua anima non si riemarginarono mai. Aveva solamente imparato a oscurarle. Le ci era voluto molto tempo e invece di cercare di rendere felice suo marito, aveva dedicato tutta la sua energia per non farlo arrabbiare, con scarsi risultati. Un giorno in cui gli attacchi erano particolarmente frequenti si era confidata con la suocera per chiedere aiuto. Lo sguardo supplichevole e disperato che aveva ricevuto le aveva detto tutto quello che c'era bisogno di sapere. In quel momento prese la sua decisione. Era intrappolata nel suo matrimonio, ma sapeva di dover far entrare un po' di luce nella sua vita per sopravvivere.
     Sapeva che doveva interrompere il ciclo. Doveva proteggere suo figlio, dimostrargli che esisteva un altro modo di essere uomo. Quella sarebbe stata la missione della sua vita. Le sue armi diventarono umorismo, amore e gentilezza. Era come remare in una barca su un lago, sapendo che sotto c'era un mostro che poteva colpire in qualsiasi momento. 

    Ora, Giulio era laureato in medicina ed viveva con la sua ragazza, Mia. La ricompensa di Rosa era sperare che il ciclo fosse definitivamente stato spezzato...
 
     Rosa sospirò, seduta al tavolo in piazza, e guardò il cielo grigio sopra di lei, ascoltando il chiacchiericcio delle altre signore al bar come un dolce suono rassicurante. Rivolse lo sguardo alle bancarelle. La vista delle donne che curiosavano tra i banchi reggendo sciarpe e giacche dai vivaci colori primaverili le aveva sempre dato gioia. Una sensazione di sollievo la avvolse, ma provava ancora un'immensa tristezza. Non avrebbe mai immaginato che il suo matrimonio sarebbe stato così. Un corso di sopravvivenza.
     Per tutti quegli anni aveva pensato che fosse tutta colpa sua. Dopo ogni esplosione di ira si sentiva sporca e inutile. Quando Alberto perdeva il controllo, urlava con rabbia che le sue erano solo reazioni alle azioni sciocche di lei. Ogni volta si ritraeva in se stessa senza mai capire veramente cosa aveva fatto di male.
     Anni più tardi, e ormai di violenza domestica si parlava tantissimo, sui giornali, sui social. Ogni anno c'era un giorno speciale ad essa dedicato, in tutto il mondo, con scarpette rosse e panchine rosse ovunque. Una volta in un programma televisivo Rosa aveva sentito qualcuno dire che era sempre inaccettabile, non era mai colpa della donna, un uomo non doveva mai picchiare una donna. Sentendo queste parole, aveva pianto singhiozzi profondi e strazianti, trent'anni di lacrime in un solo pomeriggio.
     

    Franco le appoggiò sul tavolo il caffè e il cornetto, con un gesto elegante. Rosa alzò lo sguardo per ringraziare e notò uno squarcio azzurro nel cielo.

     "Grazie Franco," sorrise con gratitudine.
 
     Franco ricambiò il sorriso, con saggezza e gentilezza nei suoi occhi. Conosceva Alberto dai tempi della scuola e senza parole sembrava comprendere il suo dolore.
 
     Qualche minuto dopo passarono Giulio e Mia e esclamarono:
 
     'Ehi mamma, possiamo unirci a te, sapevamo che ti avremmo trovato qui in un giorno di mercato?'
 
     Mentre accostavano le sedie il sole uscì dalle nuvole, raggi luminosi che illuminavano Giulio e Mia.

     L'oscurità che sarebbe stata per sempre in agguato nella sua anima si spostò e si aprì come le nuvole nel cielo per rivelare uno spiraglio di speranza e gioia per il futuro a venire.

Friday, 8 March 2024

Letting in light to hide the darkness

    Every Thursday morning at eleven o' clock on market day Rosa would weave her way through the tables of Il Bar del Mercato and sit at her favourite table waving at Franco the owner. He knew how she liked her cappuccino and always kept her an almond croissant. He made her feel safe. Her instinct told her that she could trust him. She hadn't always had this gift, the gift of knowing who you can trust. 

    Walking down the aisle on her father's arm all those years ago she had really believed she was going to live happily ever after. She had loved Alberto so much, couldn't bear to be apart from him and wanted to be the perfect wife and make him happy...

    The first time it happened she thought that she had tripped over something and bumped her head. Feeling stunned, she had turned round and shuddered in fear when she saw her husband's face. Cold hard eyes within a mask of vicious fury.  In that moment, something profound and important changed forever. Something broke deep inside her, an unbearably painful feeling of loss and hopelessness ripped through her very soul. A darkness descended on her.  From then on she knew she could never let down her guard. Knowing her husband was capable of hitting her changed everything. As she stood there, she was vaguely aware of their baby son Giulio crying at the sound of his father's angry voice and in a trance she instinctively reached out to pick him up and console him.
    The wounds on her soul never healed. She had just learnt to manage them. It had taken her a long time and instead of trying to make her husband happy, all her energy had gone into not making him angry. One day when the attacks were particularly frequent she had confided in her mother-in-law to seek some help. The beseeching desperate look she had received had told her all that she needed to know. 
    At that moment she made up her mind. Although she was trapped in her marriage, she knew she had to let some light into her life in order to survive. She knew she had to break the cycle. She had to protect her son, to show him that there was another way of being a man. That would be her life mission. Her weapons became humour, love and kindness. It was like rowing a boat on a lake knowing that a monster lay beneath and could strike at any time. 
    Now Giulio had graduated and left home to live with his girlfriend, Mia. Rosa's reward was to hope the cycle had been broken...
 
    Rosa sat back in the chair at the table, looking up at the grey sky, the chattering of the other customers a light reassuring sound. The sight of the women perusing the stalls holding up scarves and jackets in bright spring colours had always given her joy. A feeling of relief swirled around her. But the tears came to her eyes and she felt immense sadness too. She hadn't imagined her marriage would have been like this. A survival course.
    For all those years she had thought the violence was all her fault. With every rage she felt dirty and numbed. Every time he lost control, Alberto would shout angrily that his were only reactions to her actions. She cowered every time never really understanding what she had done wrong.
 
    Now this sort of thing was talked about a lot, it was all in the open, in the newspaper, on social media. There was even a special day each year dedicated to it, world wide, with red shoes and red benches everywhere. Recently, on a television chat, show someone had said that it was always unacceptable, it was never the woman's fault, a man must never ever hit a woman. She had cried then, deep body -wracking sobs, thirty years of tears in one afternoon.
    
    Franco came up and placed her cappuccino and almond croissant in front of her, with a flourish. She looked up into his warm brown eyes and noticed a patch of blue which had just appeared in the sky.

    'Thank you Franco,' she smiled with gratitude.
 
   Franco smiled back, wisdom and kindness in his eyes. He knew Alberto and without words he seemed to understand her pain.
 
    Just then Giulio and Mia passed by and called out,
 
    'Hey mum can we join you, we knew we'd find you here on market day?'
 
    As they pulled up their chairs the sun came out, its bright beams shining on Giulio and Mia.  

    The darkness that would forever be lurking in her soul shifted and parted like the clouds in the sky to reveal a chink of hope and joy for the future to come.