Forti grida di imprecazioni irruppero come scoppi di tuono nell'aria tiepida primaverile riempiendola di paura e terrore. L'aggressività e la violenza delle parole gelarono Deborah. Le si gelò il sangue come sempre quando sentiva grida di rabbia.
Stava salutando sua figlia e la sua famiglia. L'ora di pranzo della domenica era per lei come un bozzolo, che avvolgeva la sua famiglia in una maratona senza sosta di deliziosi piatti fatti in casa, giochi e cartoni animati per tutta la famiglia.
Ogni domenica si sforzava di ricreare i suoi ricordi d'infanzia. È stato da sempre un momento con cui rigenerare la sua anima e arricchire le sue figlie e nipote di ricordi preziosi.
Quando si stava per sposare, tanti anni prima, sua madre le aveva detto che un matrimonio è fatto di tanti pasti felici e della condivisione del cibo in famiglia. Deborah sospirò pesantemente pensando a quanto fosse stato difficile, una sfida costante.
Niente andava mai bene per il suo marito Fabrizio in quei primi anni del loro matrimonio. Trattenne le lacrime ricordando i suoi capricci e mal umore, tutte le critiche del suo modo di cucinare.
Quando Deborah era bambina, il pranzo della domenica era sempre stato un'accogliente bolla di felicità, con i suoi nonni che ricordavano la loro giovinezza e suo padre che li intratteneva con storie e la sua famiglia cullata in un rifugio sicuro di amore e buona volontà.
Deborah si scosse e sbirciò dal balcone. Della figlia Anna e del compagno Claudio e dei due figlioletti Leo ed Emma nessuna traccia.
Un sentimento di sollievo la invase per il fatto che le urla non provenissero dalla piccola famiglia di sua figlia, una paura profondamente radicata e sempre presente che la storia si ripetesse per poi essere sostituita da una profonda tristezza per chiunque si trovasse in un tale stato di angoscia. Le urla continuarono, angoscia e disperazione si riversano nella notte oscura. Lei si irrigidì. Il suo cuore si spezza come se fosse ieri, riportandola nell'inferno di viscere provocate da Fabrizio. Sentimenti di dolore, paura e devastazione la attraversarono.
Si udì un forte scoppio mentre la porta d'ingresso dell'appartamento accanto veniva chiusa di colpo' poi passi veloce sulle scale e poco dopo il rumore di un'auto che andava su di giri. Movimenti aggressivi arrabbiati. Tornò dentro e chiuse la porta, si rese conto che stava tremando e fece dei respiri profondi per calmare il battito del cuore.
Il pranzo della domenica le era sembrato andato bene ma erano bastate le urla per ricordarle di non abbassare mai la guardia.
Il rumore doveva provenire dalla porta accanto, erano vicini nuovi che si erano trasferiti lì poche settimane prima e negli ultimi giorni l' apartamento era rimasto silenzioso. Devono essere andati via qualche giorno e sono appena tornati.
Deborah andò in cucina e si preparò una tazza di caffè da accompagnare con una fetta di torta, ma la spensieratezza della giornata si stava affievolendo. Guardò il telefono e vide due messaggi delle sue figlie. Uno era della figlia minore Cristina, partita presto per tornare a Firenze dove lavorava come infermiera e uno di Anna, "siamo a casa mamma, grazie per un'altra splendida domenica, sei la migliore".
. Dopo anni passati a cercare di tenere unita la sua famiglia e di trovare sempre speranza e luce, Deborah dava mai nulla per scontato. Fabrizio era ormai sposato con un'altra donna, piu tosta e molto benestante e da fuori sembrava di aver trovato un po di serenità Era gentile con le figlie e uno nonno affettuoso.
Però a che costo per lei.
Pensò ai nuovi vicini, forse poteva andare a presentarsi. Non voleva intromettersi, però forse sarebbe andata domattina.
Portò il caffè e la torta in salotto e si sistemò per guardare un film.
La magia di quel giorno, tuttavia, era scomparsa, l'ombra sempre presente che il comportamento rabbioso e offensivo di suo marito aveva gettato sulla sua vita. Si era sempre sentita così indegna di amore, inutile e priva di talento.
I suoi pensieri furono interrotti da un forte bussare alla porta di casa. Si avvicinò e guardò attraverso il spioncino e vide una giovane donna che teneva in braccio una bambina. Deborah fece un respiro profondo e apre la porta con un sorriso luminoso sul viso. Sembrava che la giovane donna avesse pianto e la bambina aveva un'aria sconvolta. Quando la donna parlò era un sussurro e Deborah dovette andare vicina per sentirla.
"Mi dispiace tanto disturbarti di domenica, ma ci siamo appena trasferiti e non ho latte e mi chiedevo solo..."
Deborah spalancò la porta e li invitò a entrare. "Entra, ho appena fatto il caffè, ne vuoi una tazza?"
La giovane donna annuì e sorrise: "Sarebbe bellissimo, grazie. Comunque io sono Silvia e noi, io e il mio compagno Massimo, siamo appena tornati dai suoceri e un sacco di cose sono andate storte. Doveva essersi saltato la corrente perché la casa è gelida e il cibo nel frigorifero è andato a male quindi non c'è latte per Sofia qui e poi Massimo ha ricevuto una chiamata dal suo capo che gli diceva di andare a lavorare domani e poi...' lei non finì la frase e Deborah le toccò dolcemente il braccio: 'Ecco, io prendo la bambina e tu ti rilassi e ti riscaldi. Se mi dici cosa fare, preparo una bottiglia e mi avanza molto cibo dal pranzo della domenica e quindi per favore dì a tuo marito di venire a cena da me. Guarda che volevo invitarvi da quando vi siete trasferiti qui.'
Silvia passò delicatamente la bambina e poi chiuse gli occhi sollevata.
Una sensazione di grande tristezza passò nel suo cuore. Non poteva dimenticare di aver sentito gli urli di prima e sapeva il danno che potevano fare.
La violenza e le aggressione di Fabrizio avevano distrutto qualcosa di prezioso dentro di lei. La prima volta che l'aveva colpita è stato cosi scioccata e spezzo qualcosa di fondamentale dentro di lei. Il loro rapporto cambio per sempre. Tutta la sua spontaneita svani e le cose in lei che l'avevano attratto si sono scomparse per sempre.
La piccola comincia a svegliarsi e apri la sua piccola bocca alla ricerca di cibo e poi aprì gli occhi e sorrise a Deborah che esclamò
'Oh, è bellissima Silvia!' e poi stringendola forte sussurrò "Ciao tesoro" e le offrì la bottiglia preparata. Guardò Silvia che si era addormentata di colpo. Deborah la copri con il plaid e continua a coccolarre la piccola.
D'un tratto qualcuno bussa alla porta e Deborah andò cautamente ad aprirla reggendo Sofia e la bottiglia, e vide un uomo bello e elegante con un sorriso affascinante sul volto,
' Buon giorno, sono Massimo il nuovo vicino. Mi dispiace che ci incontriamo così ma grazie mille per aver preso cura delle mie preziose ragazze.'
Deborah si portò il dito alle labbra e indicò Sofia addormentata.
«Sono molto felice di potervi aiutare.' Massimo prende in braccio la piccola Sofia e Deborah gli fa accomodare in poltrona. ' La mia figlia é appena andate via e ho tante cose dal pranzo della Domenica. Per favore, fermatevi a cena e fatti come se fosse a casa tua.'
Mentre Deborah era impegnata in cucina a preparare la cena per i suoi nuovi vicini, poteva sentirli parlare a sotto voce tra loro, ammirare la loro bambina, sussurrare parole di tenerezza, sentiva alcune scuse e lei sospirò profondamente. Vorrebbe di non aver sentito le urla, avrebbe voluto liberarsi di tutto il dolore dentro di sé, desiderava così tanto poter aiutare Silvia, proteggerla in qualche modo come aveva sempre cercato di proteggere le sue figlie dall'ira del padre.
Il telefono di Deborah squillò, due messaggi dalle sue figlie, "ti vogliamo bene mamma, grazie" da Crristina e "Il miglior giorno di sempre dalla migliore mamma di sempre", da Anna. Questa era la sua ricompensa, la sua vittoria.
Deborah sfornò le lasagne. Mise i piatti davanti a Silvia e a Massimo che cullava Sofia.
Avrebbe fatto tutto il possibile per proteggerli. Forse, sperava, forse la sua esperienza potrebbe salvare un'altra famiglia, non sapeva proprio come, ma forse era questa la sua missione.- spezzare il spirale di violenza e dolore.
Dopo cena, accompagna alla porta la piccola famiglia, salutando Massimo lo guarda fissa negli occhi..
'Qui si sente tutto in questo condominio, mi raccomando,' poi sorrise e aggiunse' ben venuti e se avete bisogno sono sempre qui.'
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